Grant CP-g-22-04.01 – Obiettivi

Il Grant CP-g-22-04.01 mira a fornire: “supporto alle autorità degli Stati Membri per contribuire all’istituzione e al potenziamento di un sistema di sorveglianza animale e ambientale, comprendente la raccolta sistematica e continuativa di dati da parte di EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare)”.

In particolare, l’obiettivo principale è: “il rafforzamento di un sistema di sorveglianza per patogeni emergenti e riemergenti negli animali e nell’ambiente negli Stati Membri, tenendo in considerazione i Paesi terzi limitrofi di interesse (ad es. Balcani, area mediterranea, Paesi del Partenariato Orientale) ed eventualmente altri Paesi terzi”.


Obiettivo della Proposta

In coerenza con l’obiettivo generale del Grant, l’obiettivo della presente proposta è quello di sviluppare un sistema di sorveglianza basato su un approccio ecologico, in grado di tenere in considerazione l’intero spettro delle specie animali presenti in un determinato ecosistema (zoocenosi) che possono avere un ruolo nella conservazione, persistenza e/o trasmissione all’uomo di patogeni (ri)emergenti, già presenti o a rischio di introduzione nel territorio nazionale.


Integrazione con i Sistemi Esistenti

Il nuovo sistema di sorveglianza, istituito nel corso del progetto, sarà integrato con quelli già esistenti, al fine di raccogliere e complementare le informazioni registrate nei sistemi informativi attualmente in uso nei settori della sanità veterinaria, ambientale e della salute pubblica in Italia.

Il Consorzio, composto dai più rilevanti centri di riferimento nazionali e internazionali, attuerà e gestirà il “coordinamento con le azioni intraprese sulla sorveglianza della salute umana” nel Paese. Inoltre, istituirà un meccanismo di coordinamento “per garantire il regolare scambio di conoscenze, la segnalazione delle minacce e la conduzione congiunta di valutazioni del rischio tra esperti di sorveglianza della salute animale e umana a livello dell’Unione e degli Stati Membri”.


Azioni di Sorveglianza e Indicatori

Le azioni di sorveglianza proposte sono concepite per produrre le informazioni pertinenti e necessarie alla produzione di adeguati indicatori di allerta precoce e per fornire dati utili alla valutazione del rischio di introduzione o (ri)emergenza di specifici agenti zoonotici.

Tali indicatori, integrati con i dati ambientali e climatici, nonché con le informazioni demografiche animali e umane, sosterranno lo sviluppo di modelli predittivi sulla possibile comparsa, diffusione e persistenza di tali patogeni.


Selezione degli Agenti Patogeni

Essendo l’Italia situata al centro del Bacino del Mediterraneo e confinante con alcuni Paesi dell’Europa Centrale e Orientale, è stata presa in considerazione una selezione di agenti patogeni – tra quelli prioritari per l’EFSA – per l’istituzione del nuovo sistema di sorveglianza.

Agenti Patogeni Selezionati

Essi includono:

  • Febbre della Rift Valley (RVF)
  • Febbre Emorragica di Crimea-Congo (CCHF)
  • Febbre Q e altre malattie trasmesse da zecche (in inglese, tick-borne diseases), come la Malattia di Lyme (LD) e l’Encefalite da Zecca (TBE)
  • Febbre del Nilo Occidentale (WNF)
  • Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI)
  • Echinococcus granulosus s.l.
  • Infezioni da virus dell’Epatite E (HEV)
  • Infezioni da virus dell’Influenza Suina (SIV)

Sorveglianza Aggiuntiva

Inoltre, viene proposto uno specifico schema di indagine per affrontare la cosiddetta Malattia X (Disease Y): una patologia non precedentemente osservata e sconosciuta in qualsiasi specie animale che possa potenzialmente diffondersi tra gli animali, rappresentando una potenziale minaccia per l’uomo..


Febbre della Valle del Rift (RVF)

La Febbre della Valle del Rift (RVF) è una malattia trasmessa da zanzare, causata da un virus a RNA appartenente all’ordine Bunyavirales, famiglia Phenuiviridae, genere Phlebovirus, che colpisce ruminanti e uomo. Rappresenta una grave minaccia per la salute umana e animale, nonché per l’economia di diversi Paesi dell’Africa sub-sahariana, dove può essere considerata endemica.

Negli ultimi decenni, la RVF ha più volte dimostrato la capacità di diffondersi al di fuori delle sue aree storicamente endemiche. Tutte le evidenze disponibili confermano pertanto questa malattia come una delle zoonosi emergenti più minacciose per i Paesi del bacino del Mediterraneo e per l’Unione Europea (UE).

Tra le possibili vie di introduzione della RVF nell’UE, la diffusione di vettori infetti da Paesi limitrofi può essere considerata particolarmente rilevante per un Paese come l’Italia. A questo proposito, l’EFSA, in un Parere Scientifico pubblicato nel 2020 (1), raccomanda che: “Considerando la possibile futura fonte di rischio rappresentata dalla diffusione dell’infezione in nuove aree più vicine ai confini dell’UE, è di fondamentale importanza per l’UE stabilire e mantenere una stretta collaborazione con i Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente nella sorveglianza della possibile introduzione della RVF dalle aree attualmente infette, così come monitorare attentamente l’evoluzione delle epidemie nei Paesi africani”.

Lo stesso approccio è stato adottato in questo progetto per la sorveglianza della RVF, prevedendo azioni specifiche in Libia e in Mauritania, attraverso la collaborazione con l’Ufficio sub-regionale FAO di Tunisi.


Sorveglianza di CCHF e WNF

Analogamente, sebbene sia già stato definito il ruolo degli uccelli migratori nella diffusione dei virus della Febbre emorragica Crimea-Congo (CCHF) e della Febbre West Nile (WNF) (2), manca ancora un sistema strutturato di sorveglianza per rilevare precocemente l’introduzione di questi patogeni nel territorio nazionale.

Ciò riveste un’importanza cruciale per la CCHF, la cui capacità di colonizzare nuove aree in Europa è ben nota (3), ma anche per quanto riguarda l’introduzione di nuove varianti e lineaggi del virus della WNF.


Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità (HPAI)

Tra le altre minacce potenzialmente poste dalle malattie aviarie, l’Influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) occupa una posizione prioritaria, data la sua capacità di mutare rapidamente, acquisendo caratteristiche genotipiche che ne favoriscono una trasmissione più efficiente anche tra i mammiferi.

Sebbene nell’UE siano già attivi programmi di sorveglianza per l’HPAI, mirati sia agli uccelli domestici sia a quelli selvatici, l’individuazione precoce di nuove incursioni di HPAI nelle popolazioni di uccelli acquatici dovrebbe essere rafforzata attraverso approcci innovativi, tenendo in considerazione gli habitat in cui questi animali vivono.

È infatti essenziale monitorare le aree di svernamento, specialmente quelle frequentate da numerose specie di uccelli acquatici che dipendono da habitat con acque poco profonde per nutrirsi e riposare. Quando gruppi di uccelli infetti si concentrano in questi bacini, possono contaminare le acque superficiali tramite le loro deiezioni, trasformando tali risorse idriche in un mezzo altamente efficace di diffusione dell’infezione.

Il monitoraggio della prevalenza e distribuzione del virus in molluschi filtratori d’acqua, nonché nelle aree di svernamento (acque superficiali, sedimenti e feci aviarie fresche), può fornire informazioni preziose per la previsione e prevenzione di futuri focolai (4). Inoltre, lo studio dell’interfaccia uccelli–mammiferi, in particolare per i carnivori potenzialmente predatori degli uccelli (ad es. volpi, lupi, mustelidi), può consentire l’individuazione precoce di ceppi potenzialmente zoonotici.


Sorveglianza Ambientale ed Epidemiologia Basata sulle Acque Reflue

La sorveglianza ambientale è uno strumento importante per monitorare la presenza e la diffusione delle malattie nelle popolazioni. La sorveglianza delle patologie nell’ambiente può fornire un’allerta precoce sui focolai e contribuire all’identificazione delle fonti di contaminazione, oltre a informare le politiche di salute pubblica e le strategie di intervento.

Fin dagli inizi dell’applicazione della sorveglianza basata sulle acque reflue nei confronti del poliovirus, tale approccio è stato utilizzato per diversi patogeni virali, come nel caso di virus enterici a trasmissione idrica, quali enterovirus non polio (ad es. coxsackievirus, echovirus), norovirus, adenovirus, rotavirus, virus dell’epatite A ed E (HEV) a trasmissione enterica, e altri. Negli ultimi anni, tale sorveglianza è stata applicata con successo anche a virus non enterici, come papillomavirus e polyomavirus.

Nel 2020, con la pandemia di COVID-19, tale approccio ha ulteriormente ampliato i suoi obiettivi, includendo lo studio dei virus respiratori (5).

La sorveglianza ambientale è utile anche nel settore veterinario, in particolare negli allevamenti dove gli animali sono tenuti a stretto contatto. Inoltre, la sorveglianza ambientale può fornire informazioni sull’occorrenza e sulla diversità genetica degli agenti patogeni, al fine di ottenere una visione più approfondita delle relazioni filogenetiche dei ceppi circolanti tra animali e uomo.

I suini domestici rappresentano il principale serbatoio dello HEV genotipo 3 a trasmissione zoonotica, ma sono necessarie ulteriori informazioni sulle origini e sulle vie di trasmissione all’interno degli allevamenti suini, per poter definire misure efficaci di prevenzione della diffusione.

Sebbene siano tipicamente utilizzati campioni di sangue o campioni fecali individuali per rilevare l’HEV negli allevamenti suinicoli, il test sul liquame (slurry) rappresenta uno strumento di screening pratico, non invasivo ed economico, che può anche fornire campioni idonei per il sequenziamento.

Diversi studi hanno evidenziato la presenza di HEV nel liquame degli allevamenti suinicoli, in diversi Paesi, inclusa l’Italia (6).


Sorveglianza delle Malattie Endemiche

Gli stessi approcci, indirizzati nei confronti dei patogeni nel contesto delle loro nicchie ecologiche, possono essere applicati in modo efficace anche per alcune malattie già presenti in parte del territorio italiano, come alcune malattie trasmesse da zecche (febbre Q, malattia di Lyme – LD e encefalite da zecche – TBE) e le infestazioni da Echinococcus granulosus s.l. nei canidi selvatici.

L’applicazione di adeguate attività di sorveglianza e controllo negli animali domestici non può infatti ignorare la presenza e le interazioni di questi agenti patogeni nelle popolazioni selvatiche e nei vettori, nei loro specifici contesti biologici.


Malattia X e Malattia Y

La Malattia X, come definita dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), fa riferimento a la trasmissione di un agente patogeno nuovo, sconosciuto sino a quel momento (Patogeno X). In modo analogo, la Malattia Y è quella causata da un Patogeno Y, nuovo e mai rilevato prima negli animali, in grado di diffondersi tra gli animali, causando patologie gravi.

Prove crescenti dimostrano un trend positivo nell’emergenza di virus a RNA associati alla fauna selvatica nell’uomo, come conseguenza della trasmissione diretta o dopo l’infezione iniziale di animali domestici intermedi.

Il potenziale evolutivo dei virus a RNA, legato al loro alto tasso di mutazione, li rende inclini al salto di specie e all’adattamento a nuovi ospiti, rappresentando così probabilmente le maggiori minacce pandemiche.

Tra la fauna selvatica, l’attenzione è rivolta in particolare a roditori, pipistrelli e ricci, sulla base delle conoscenze pregresse sull’ecologia di questi mammiferi e delle evidenze relative alla circolazione di patogeni virali di interesse per la salute animale e umana.


Roditori, Pipistrelli e Ricci

I roditori sono vettori di agenti patogeni rilevanti per la zootecnia (ad esempio Dissentaria Suina, Malattia di Aujeszky, PCV2 e Encefalomiocardite, Influenza A) e svolgono un ruolo nell’epidemiologia della leptospirosi e della salmonellosi o nella diffusione di ceppi batterici resistenti agli antibiotici, come il MRSA associato al bestiame (livestock associated MRSA).

Inoltre, è stato recentemente dimostrato che i roditori giocano un ruolo significativo nell’evoluzione dei CoV (Coronavirus), in particolare di quelli appartenenti al sottogenere Embecovirus del genere Betacoronavirus. Recentemente è stata anche descritta una nuova specie denominata Coronavirus del ratto Lucheng Rn (LRNV) all’interno del sottogenere Luchacovirus (genere Alphacoronavirus) (7).

Pipistrelli

Negli ultimi anni, molti nuovi virus a RNA sono stati trovati nei pipistrelli e sono correlati all’emergenza delle Malattie X e Y, sia direttamente che come antenati. Inoltre, gli sforzi di sorveglianza in questo vasto gruppo animale, che comprende oltre 1400 specie, hanno rivelato un’ampia varietà di virus il cui potenziale zoonotico deve ancora essere chiarito.

I fattori che favoriscono l’emergere di patogeni dai pipistrelli sono aggravati dal crescente disturbo ecologico che colpisce le loro popolazioni, come la perdita di habitat, la riduzione delle risorse alimentari e l’esposizione a sostanze tossiche, pressioni ambientali che possono aumentare la probabilità di infezione e di eliminazione dei virus.

Sebbene siano stati identificati hotspot riconosciuti di agenti patogeni emergenti al di fuori dell’Europa, ci sono prove crescenti che virus con potenziale zoonotico stiano circolando o emergendo tra i pipistrelli europei, inclusi, tra gli altri, lissavirus, filovirus, coronavirus, astrovirus e ortoreovirus dei mammiferi.

Ricci

Il riccio (Erinaceus europaeus) è stato descritto come ospite di un nuovo gruppo (clade C) di Beta-CoV (EriCoV). La specie Coronavirus di Erinaceus (EriCoV) è stata descritta anche in altri Paesi europei ed è stata segnalata anche in Cina in Erinaceus amurensis.

I ricci sono ampiamente diffusi in Europa e, a causa della crescente urbanizzazione, stanno diventando più sinantropici, vivendo in aree più vicine all’uomo e aumentando la frequenza del contatto animale-uomo, esponendoli a potenziali agenti patogeni zoonotici come i CoV.

Inoltre, pipistrelli e ricci, entrambi insettivori e ibernanti, condividono abitudini notturne che pongono un rischio di trasmissione interspecifica tra animali.